domenica 7 dicembre 2008

Crazy Man




Ecco che la pioggia accarezza nuovamente l’ardore scosceso dei miei giorni. Ed io torno a scrivere, come un fanciullo al balocco. Percepisco il sapore del nulla attraversarmi le vene bruciate dal calore di un sangue che annaspa ogni attimo. Per indugiare in me. Aggrapparsi alla vita. Mi ritrovo in questo blog che ha sorretto ogni mio smottamento con la maestrìa di un’entità eccelsa. Forse non dovrei. È degradante persuadermi a vivere almeno qui. Sarei tenuto a murarmi nel mio antro di solitudine. Subirla. Condannarmi. Meditare sugli innumerevoli errori. Ma non ci riesco. Qualunque sia la chiave, il mio ego ha sentito la necessità di spiegare nuovamente le vele sui questo mare troppo salato. Ed io l’ho seguìto. Un istinto veemente. Unico. Prigioniero del mio folle desiderio di essere. E mai apparire.
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"Ricordati chi eri. E lo sarai ancora."

lunedì 7 luglio 2008

Dry Rain


Pioggia.
Priva di confini,
ombre di fondo.
Acqua che fluisce,
travolge il cuore,
spranga nel buio,
raffredda il pensiero.

Pioggia.
Oltre la nebbia,
colori assenti.
Furia indomabile,
senza ritegno scroscia,
asperge l’anima,
estingue le fiamme.

Pioggia.
Dentro una stanza,
dipinta dal nulla.
Riscatta le colpe,
offende i sorrisi,
rimembra i peccati.

Pioggia.
Sui miei occhi,
in questo specchio incrinato.
Occulta me stesso,
tarpa il mio viso,
camuffa le lacrime.

Pioggia.
.
"E verrà un altro giorno. E ricorderai ieri. E il giorno si farà notte."

mercoledì 2 luglio 2008

Braked flight


Vorrei accarezzare uno specchio senza doverlo maledire ogni volta. Guardarlo negli occhi, sfidarlo in una danza senza precedenti. Riflettere quell’immagine che mi è sempre piaciuta, che mi donava una sicurezza ormai perduta. E scavo nel Cielo, con uno sguardo profondo. Cerco un appiglio nella sua immensità, nel blu che mi sovrasta ricordandomi che il mondo è in attesa. Mi smarrisco in una nuvola ed il pensiero è inevitabile. Oggi ogni cosa mi riporta al cuore. Ad una ferita che non so come risanare. Credo di aver abbandonato per sbaglio il senso della mia esistenza, logorato in una valigia che sta viaggiando da sola, senza più “padrone”. Sai, non sono mai stato un grande uomo, forse questo è il motivo per cui mi trovo qui. O forse nonostante tutto qualcuno ha pensato meritassi una seconda possibilità. Si sbagliava, evidentemente. La verità è che troppo spesso non sono capace di gestire i pensieri. Di consolarmi e dirmi che, in fondo, poteva andare peggio. Anche se dubito. Vedo solo la perdita che ho subìto, senza pensare ai doni ricevuti. Ma questo lo facciamo tutti. Non possiamo negare. Chi riesce a scindere davvero le negatività da tutto il resto? Esse sembrano sempre più grandi, più importanti del loro contrario.
Tutto c’è, in me, tranne i sentimenti cattivi, quelli che maturano nell’odio o nel rancore. Che ci creda o meno non sono capace di provarli. Non fanno parte di me. Forse un tempo, quando potevo guardarmi negli occhi senza che un coltello salato mi tagli il viso. Ma ora no. Almeno quelli mi sono stati risparmiati. I cambiamenti stravolgono le persone, ma non significa ch’esse siano in verità diverse da come le abbiamo conosciute. Probabilmente portano in loro un dolore troppo forte, per capacitarsi di ciò che appaiono davanti agli occhi di chi li ama.

"Quando non hai parole, cerca nel silenzio il significato di quelle che non hai mai pronunciato."

martedì 17 giugno 2008

A man, a body, a heart


Ci sono cose che non credevo potessero accadere. Situazioni ed esistenze celate nell’assurdità di un giudice sconosciuto. Dolori atroci ed impossibilità strazianti. Condizioni inimmaginabili e fuori dal mondo. Là: dove l’occhio di molti esseri umani non sa posarsi; dove basterebbe una carezza, un abbraccio, un sorriso; dove il sole non tramonta né sorge mai; dove ogni brivido nasconde un significato preciso ed inequivocabile. Sto toccando con mano la parte più velata del mondo. Una verità che non riesco ad assimilare. Vorrei poter lasciare il mio geroglifico ben impresso sui muri della vita. Poter correre come un pazzo sotto la pioggia, non per sfuggirle, no: per prenderne il più possibile. Avere la possibilità di percepire quel fremito unico e raro che si presenta in bilico tra il possedimento ed il piacere. Cogliere il fiore di una disperazione con l’abbraccio più sincero che ho.
Mi sento impotente. Su tutti i fronti. Un uomo che non può essere tale. L’abisso tra il volo pindarico e quello fisico.
...................................

Lo sai che più si invecchia
più affiorano ricordi lontanissimi
come se fosse ieri?
Mi vedo a volte in braccio a mia madre
e sento ancora i teneri commenti di mio padre.
I pranzi, le domeniche dai nonni,
le voglie e le esplosioni irrazionali,
i primi passi, gioie e dispiaceri.
La prima goccia bianca... che spavento
e che piacere strano
e un innamoramento senza senso
per legge naturale a quell'età.
I primi accordi su di un organo da chiesa in sacrestia
ed un dogmatico rispetto verso le istituzioni.
Che cosa resterà di me? Del transito terrestre?
Di tutte le impressioni che ho avuto in questa vita? [...]
(F. Battiato)


“..E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.” (Blade Runner)

giovedì 12 giugno 2008

Off


È quando si entra in conflitto con se stessi e con il mondo che ci avvolge, il momento in cui si pensa a ciò che si era od a ciò che si desidera essere. Mi lascio sfiorare dalle impossibilità, dai buchi neri che mi torcono l’anima. E vedo tutto buio. Come un tunnel infinito, senza uno spiraglio, una via d’uscita. Mi sorprendo a scrutare il cielo come fosse la prima volta. Incredulo mi ascolto sussurrare desideri e preghiere mentre una nuvola si sposta sul sole. Io. Che non ho mai chiesto nulla, che mi sono imposto di farcela da solo, che non credo in una superiorità manipolatrice. Ho pianto in silenzio. Quelle lacrime che mi corrodono il cuore, che faticano ad uscire e non perdonano. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Vedo l’ombra dell’uomo che sono stato, la brutta copia di un capolavoro che avevo costruito in me. Lo vedo cadere, come un castello di carte. Ed io con lui. Vittima e carnefice di me stesso.
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"La Terra gira. Tu non puoi rimanere immobile."

sabato 7 giugno 2008

Tears


Volevo essere un bruco; maturare e divenire farfalla per volare tra i profumi della libertà. Sognavo la vita come una carezza della sera; con un quel brivido intrigante e leggero. Ambivo ad uno sguardo ove sentimento ed unicità potessero fondersi sino a diventare un unico orgasmo sensoriale. Desideravo il desiderio; quella sensazione di piacere mista ad una temporanea impossibilità; creando così una smania maggiore ed una superior soddisfazione nel momento cruciale di possedimento. Cercavo il chiarore della luna; una luce flebile e maledettamente affascinante, riflessa nel bagliore dei suoi occhi. Agognavo allo squisito sapore di un sorriso, stampato sulle labbra ancora umide di un bacio; palpito estremo di un abbraccio.
Ho trovato una strada dissestata, dove il sogno di tutto questo scorre più veloce nelle vene di un uomo stremato dal fato. Lo tiene in piedi. Lo fa vagheggiare. Respirare. Sospirare. E la vita continua...

“Tutto ciò che hai dentro, non potrà essere intaccato se non da te stesso.”

giovedì 29 maggio 2008

I miss you


Oggi mi sono svegliato con il pensiero di te più forte del solito, rivedendomi quando avevo ancora tutti i capelli in testa e meno della metà degli anni anagrafici. Furbo e scaltro, curioso ed imprudente, invadente e disobbediente. Ero così. In fondo non sono cambiato un granché.
Mi hai insegnato i segreti del mondo. Quelli che non racconta nessuno, che rimangono celati in silenzi troppo spesso presenti. Me li sussurravi quando vedevi il mio viso cospargersi di tristezza, di dubbio, d’interrogativi. Dicevi che il mondo non è quello che si vede, ma quello che si percepisce. Ora come ora ne ho l’assoluta certezza. Hai intravisto molto lontano, scavandomi l’anima. Sapevi. Intuivi. Forse eri in qualche modo dispiaciuta, per me.
Mi hai lasciato prima che ti potessi dire quanto ti amo. Ti sei incamminata in un sentiero bellissimo, dove la pace e la serenità hanno dipinto sul tuo volto un quadro sorridente. Dopo di te... il vuoto. Quello sordo, dove la testa annaspava, consapevole di annegare; dove il cuore cercava incessantemente un contatto che non giungeva. Poi ho capito. Ed oggi mi trovo qui, con la consapevolezza di aver ricevuto un tuo dono e lo sconforto per non saperlo gestire. Per una volta nella mia vita, vorrei sedermi davanti a te, lasciando defluire tutti i miei pensieri, svuotando l’anima con il sale di verità troppo grandi.
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"Quando cerchi qualcuno, non farlo nei ricordi. Guarda al tuo fianco e sospira."

venerdì 23 maggio 2008

Forced renewal

Quello che vorrei è un prato fiorito, dove assestare il mio risposo, la mia serenità. Agogno ad un raggio di sole, che mi colpisca sulla schiena con il suo confortante calore. Alzarmi, con la mano a coprirmi gli occhi e contemplare, ammaliato, un orizzonte serafico. Prendere per mano i ricordi (troppo lontani per non essere dilanianti) ed accompagnarli nel solaio della mia vita, diventata un cumulo di nulla da un giorno all’altro. Li osserverei impolverarsi sempre più, finché diverranno indistinguibili. Forse, allora, riuscirò a dimenticare un’esistenza che non mi appartiene più e non mi lascia spazio per vivere appieno quella concessami or ora. Inutile mentire. Mentirmi. Non sarà mai così. Non potrò staccare la corda da quello che ero, dal ricordo di quei 11680 giorni. Quel passato tornerà sempre, cercando di rovinare ogni istante di questa nuova chance accordatami. Magari ci riuscirà. O, forse, lo ha già fatto. Ma tutto quello che sono attualmente non posso cancellarlo. Non ho la facoltà di fuggire. Unicamente di sopportare. Ed andare avanti. Con la testa alta e la convinzione di essere… fuori dal mondo.
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"La sofferenza è il vero cambiamento dell'uomo."

giovedì 15 maggio 2008

Ther’s always a place...


Sì. C’è sempre un luogo dove ci sentiamo riparati, soli con l’armonia di noi stessi; dove ci piace andare quando sentiamo la necessità di isolarci, pensare liberamente; dove il mondo rimane, per alcuni attimi, chiuso nella sua bolla di omertà, mentre ci trastulliamo in qualche ora di pace.
Anch’io ce l’ho. Si trova a parecchi chilometri da qui, al termine di una strada erta e nascosta ai più. Per arrivarci devo passare con l’auto in mezzo al verde, al nulla assoluto, ad un silenzio irreale e compatto. Dopo il primo chilometro c’è una casa antica, con una coppia di novantenni che puntualmente stanno lavorando nel giardino. Quell’abitazione sembra un museo. Sul terrazzo e lungo tutto il prato è pieno di oggetti antichi, alcuni veramente insoliti. In giardino hanno anche un piccolo aereo della seconda guerra mondiale. O della prima. Insomma: non ho l’occhio per queste cose. Ci sono fiori ovunque. Decine di gerani rossi e rosa. Quando passa un’auto i vecchietti si girano, guardando incuriositi nell’abitacolo. D’altronde, quante ne transiteranno in un giorno? Due o tre, credo. È un luogo abbastanza impervio.
Finita la curva della casa-museo c’è un ultimo pezzo di stradina in salita. La mia macchina si lamenta sempre, in quel punto. Decide di essere affaticata. Girato l’angolo, però… ECCOLO. Il mio Eden. Lo stesso che Fratel Coniglietto chiamava "trastulliolà". Quello che mi ha visto nella incorporea nudità assoluta, spogliato e smembrato dei miei pensieri più reconditi e nascosti; testimone delle mie fantasie più vere e crude; ladro di riflessioni e lacrime; spettatore impotente di fronte alla mia disperazione.
Mi aspetta sempre. Come una moglie all’altare. Ma so che lui non scapperà mai. E non dirà “no”. Non lo descriverò, perché lo considero il luogo dei miei sogni, custodendolo come un sacrario, un’intoccabile vetta, il fulcro delle mie meditazioni. Vi assicuro, comunque, che, una volta parcheggiato il veicolo, l’estasi mi si diffonde senza remore. Lì c’è tutto ciò che desidero quando voglio vivermi: canti di uccellini allegri, il rumore dell’acqua come sottofondo, il verde che coccola la vista, un tappeto di foglie e… il silenzio. Quello che ti rigenera, accarezzando le sensazioni.
Ho voglia di tornarci, ma per ora non posso. Nutro il desiderio di rivederlo, di tuffarmici con le mie novità, le mie paure, i miei dubbi. Farlo mio di nuovo. Con quelle pagine ormai ingiallite. Quante ne ho riempite, seduto per terra, guardando il cielo diventare sempre più scuro, fino ad accorgermi che la sera mi avvolgeva silenziosa. Vorrei riaccarezzare ogni singolo centimetro di quella che è stata la mia culla nei momenti più ardui della mia vita. Scoprire se la coppietta di anziani è sopravvissuta a questo lunghissimo tempo di assenza e riappropriarmi della vista di quell’aereo diroccato e testimone di un tempo a noi sconosciuto.
Presto ci andrò. Ormai ne sento il bisogno. È venuto il tempo di sedermi di nuovo sul bordo della mia anima.


“The Heaven? We have to create it. Us. Here.”

martedì 13 maggio 2008

Night pain


Tic, tac, tic, tac… Oggi quell’infame orologio non mi lascia tregua. Sembra ricordarmi che il tempo scorre inesorabile, che nemmeno volendo potrei immobilizzarlo. In fondo non lo desidero. Secondo più, secondo meno, nulla cambierà ciò che sono. È lui ad aver deciso per me. Ad ogni bivio. Forse è questo a farmi sentire le mani legate: un sovrano che delibera al mio posto.
Oggi dovrebbe essere una magnifica giornata. Fresca, ma piena di sole. Ombrosa, ma con sprazzi di luce immensa. Verde, ma colorata da mille fiori. Non riesco a godermela. Chiuso in un posto che odora di vecchio e in un’anima che soffoca i pensieri. Ovunque io cerchi di volare trovo una parete trasparente contro la quale sbatto inevitabilmente la faccia. S’innalza inaspettata, tuonando la sua volontà: “Colpisci! Renditi più diafana che mai e cogli di sorpresa l’ingenuo maratoneta della vita! Impediscigli di librarsi nei suoi folli voli, a tratti pindarici. Scaglialo al suolo e fanne tappeto per chi arriverà camminando.”
A terra. Qui. Con la mente senza tregua, che m’infligge parole corrose dal sale. Con gli occhi che insistono nel volersi chiudere su di una notte passata ad ammirare il candido bianco del mio soffitto.
Era il 2001 e Gaber sanciva: “E nel silenzio delle notti, con gli occhi stanchi e l'animo gioioso, percepire che anche il sonno è vita e non riposo.” Caro Giorgio, quanto avevi ragione. Ciò che non hai calcolato… è la qualità di quel vivere notturno. In mezzo al nero che ti torce il cuore si può anche non trovar nulla al quale aggrapparsi e naufragare, così, nel tormentoso mare (o)scuro, colando a picco in dispiaceri non sopiti. Tergiversare sul bordo di un bicchiere afono ed immergere il sogno nei vapori dissestanti di un liquido ambiguo. Bruciare l’insonnia con pochi centimetri di fumo, aspettare che la tosse faccia il suo corso e ripetersi che domani si smetterà. Sbirciare il cielo e sentirsi il nulla. Parlare con il silenzio della propria casa, interrotto dal miagolio di chi ci ama ed immancabilmente capisce che qualcosa non funziona. Sedersi sul divano ed allungare con malavoglia la mano su quell’esserino soffice e rombante che, nel frattempo, ci ha raggiunti con un balzo ed un qualcosa somigliante ad un sorriso. Stare così per ore, senza trovare il coraggio di andarsi a crogiolare sotto il caldo manto del letto. Pentendosene al mattino, quando le ossa cercano di punire il loro contravventore di posizione.
Eh, già.
Tic, tac, tic, tac... È tardi. Non ho combinato niente. Come se avessi sacchi di piombo attaccati agli arti. Come se la notte che ho profanato si rivalga su di me. Su quell’essere enigmatico che l’ha intaccata nell’intimo del suo sacrale silenzio.
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...


“Il volo è solo un’intuizione mentale. Il tempo no.”

venerdì 9 maggio 2008

My truth


Amore mio,

come un fulmine inatteso sei entrata nella mia vita molti anni or sono, chissà in quale parte di mondo, chissà quando, tracciando un legame tra noi. Inestinguibile. Eterno. Senza eguali.
Sei riuscita ad impossessarti del mio cuore in modo assoluto e probabilmente, dentro te, sapevi che sarei stato capace di donartelo in qualunque momento. Avrei smesso di vivere, lottato contro il mondo intero, per te. Com’è giusto che sia.
Mi sarebbe piaciuto poterti guardare ancora in quegli occhi innocenti e colmi di sentimenti puri ed incontaminati. Accarezzarti armoniosamente, la sera, per affidarti alle possenti e sicure braccia di Morfeo. Conoscere le tue preferenze, i tuoi difetti, i tuoi capricci ed i tuoi incalcolabili pregi. Venirti incontro stringendoti a me, per non smarrirti più, per sentirmi parte del tuo mondo e lasciarmi addosso il tuo odore. Prenderti per mano ed insegnarti che la vita non è come la ritraggono in Tv, che non siamo qui per scontare una pena, ma tutto ciò che ci circonda è un mistero da vivere senza remore, limiti o rimpianti. Non c’è nulla di più bello del capolavoro dell’universo. Nessun materialismo, nessun denaro potrebbe imitarne l’essenzialità. Avrei voluto spiegarti il senso di una parola, come lasciarti trascinare da un suono o da un profumo, lo splendore di un disegno nel cielo. Mostrarti la magnificenza di un paesaggio, di un quadro, di una nuvola che cambia la forma basandosi sul tuo pensiero. Poterti rimproverare con uno sguardo serio, esponendoti il motivo e dandoti un bacio affettuoso subito dopo.
Sei in me. Qualunque passo, qualunque respiro, qualunque gesto, qualunque riflessione, qualunque cosa io faccia… ti sento qui. Sei il motore che fa battere il mio cuore. E niente potrà cambiare ciò che sento. Nessuno può rimuoverti. Sei parte di me. La più bella, la più vera.
Il mondo a volte è ingiusto, e sono dovuto venire qui per intraprendere un viaggio del quale non capisco nemmeno il senso esatto. Sono partito senza poterti avvisare, senza avere il privilegio di sedermi una sera con te, sotto un cielo stellato, e dichiararti ciò che sono e nutro. Svelarti una verità che ti avrebbe colpita con grande forza. Saresti scappata via piangendo e ripetendomi che sono un bugiardo, ma… il tempo ti avrebbe fatto capire e saresti tornata da me per cominciare una nuova vita.
Non è andata così. Mi trovo qui a pensarti in silenzio, con il sale che mi corrode l’anima e la terribile consapevolezza di aver perso per sempre la strada che poteva portarmi a te. Sai, amore, ti ho cercata tanto… E spero che almeno in un sogno, io sia arrivato fino al tuo cuore. Lì tutto è possibile. Ed io ci ho provato.
Sorrido pensando che sarai diventata ancora più grande. Scommetto che sei bellissima. Dentro e fuori. Lo sei sempre stata.
Spero tu possa avere una vita felice, all’insegna dei sentimenti e delle emozioni più grandi. Colma di amicizia ed amore, affetto sincero, poesia e musica, a contatto con prati e stelle, sole e pioggia. Non ti saranno risparmiati i dolori ed i momenti nei quali penserai di non potercela fare, ma ti auguro che la forza che porti dentro (so di avertela trasmessa) possa sempre farti alzare lo sguardo al Cielo, respirando quel silenzio della notte che ti farà capire quanto sia giusto rialzarti e, sorridendo, prenderti cura della tua vita. Ricordati sempre che niente e nessuno possono impedirti di sognare. Qualunque passo tu faccia, porta sempre con te l’amore, la fiducia, la solidarietà, il rispetto e la purezza di uno sguardo. Non dimenticarti del valore di un abbraccio e non rinnegare l’importanza del silenzio. Io sarò sempre con te. Ogni secondo. Per tutta la vita. Perché ti amo, piccola mia… ma non ho avuto il tempo per dirtelo.

mercoledì 7 maggio 2008

The essential breath


Riflettevo dopo aver ricevuto questa storia via mail:

Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice:
“Sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto”.Va in cucina a preparare i panini per l'indomani. Sistema le tazza per la colazione, estrae la carne dal freezer per la cena del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva. Poi mette i vestiti bagnati nell'asciugatore, i panni nella lavatrice, stira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono, ripone l'elenco telefonico e da l'acqua alle piantine.
Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare. Firma un biglietto d'auguri per un'amica ci scrive l'indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba. Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l'asciugamano.”Pensavo stessi andando a letto”.... commenta il marito!!!”Infatti ci sto andando”, dice lei. Mette un po'd'acqua nella ciotola del cane mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori. Da' un'occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti. Finalmente nella sua stanza. Tira fuori i vestiti e scarpe per l'indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente è seduta sul letto.In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia:”Vado a letto”.Va in bagno, fa la pipì, si gratta il sedere mentre dà un'occhiata allo specchio e pensa: “Che palle, domani devo fare la barba”.... e senza altri pensieri va a dormire.

È sorprendente come questa ironica barzellettina (o, almeno, questo voleva essere) rappresenti la realtà. Quanto siamo patetici noi uomini, mentre ci lamentiamo di cose futili.
Mi è capitato più di una volta di soffermarmi a pensare intensamente a cosa riuscite a fare voi donne: accudire eventuali figli e preoccuparvi di non fargli mancare assolutamente nulla, ma soprattutto la vostra presenza ed il vostro amore; occuparvi della casa, dell’igiene, l’ordine, la manutenzione; avere sempre sotto controllo il budget finanziario e sapere a memoria tutte le movimentazioni effettuate nell’ultimo mese; trovare il tempo per coccolare e soddisfare il vostro compagno/marito (spesso ignaro del gran dono che ha di fianco); sopportare i vostri problemi in silenzio; nascondere i dolori fisici o morali; apparire sempre belle e rilassate come se foste appena tornate da una lunghissima vacanza; rispondere, con tono allegro, “sì, va tutto bene e tu come stai?”; perdonare i torti, alcuni anche molto pesanti; “passar sopra” ad uno sgarbo perché “ci sono cose più importanti”; piangere per ore e giorni per un sentimento perduto o non ricambiato; rimanere sveglie la notte a pensare alla soluzione di un problema, o al vostro grande amore, ad una vita diversa, a qualsiasi cosa… e svegliarvi prima di tutti la mattina per preparare la colazione; ricordare senza indugio le preferenze ed i gusti di ogni membro della famiglia, nonché di eventuali parenti o amici che, almeno una volta al mese, invitate a cena; cucinare per un reggimento, sedervi a tavola per ultime (e di solito nessuno vi serve il cibo nel piatto) ed alzarvi per prime “per il dessert” o “per sparecchiare”; adagiarvi in veranda a tarda ora, perché prima avevate la cucina da sistemare o qualche altro piccolo lavoretto da ultimare, e respirare l’aria della notte come fosse la prima boccata d’ossigeno, magari accendendo una sigaretta e (se siete single) desiderare ardentemente avere un uomo vicino in quel momento; scoprire amaramente che, alcune volte, è meglio essere sole che vivere con chi non vi rispetta; ricordarvi sempre degli animali che avete deciso di ospitare per sentirvi meno abbandonate o per far felice un eventuale figlio, dunque cibarli, pulire il loro angolino ed accarezzarli; prima di andare a letto, passare in ogni camera per controllare se tutte le luci sono spente, preparare il caffè nella caffettiera, le stoviglie per la colazione e sincerarvi che nel frigorifero ci sia ancora latte; alzarvi al mattino e scaldare il pane nel forno, mettere il caffè sul fuoco e sognare mentre l’aroma vi entra nelle vene, mettervi a tavola e sparecchiare subito dopo, lavando tutto, rimettendo la cucina in ordine e pronta per il prossimo pranzo; uscire di casa portando con voi la spazzatura, la lista della spesa e la valigetta dell’ufficio; passare una giornata di lavoro (a volte massacrante) cercando di non avere nessuna discussione con i colleghi a volte troppo invadenti o le colleghe invidiose (e non si sa mai di cosa); sorridere a tutti, indistintamente, perché sapete quanto può valere, ma rimanere deluse perché troppo spesso non viene ricambiato; passare un attimo al supermercato per comprare qualcosa che manca; tornare a casa la sera sfinite, con l’entusiasmo che vi serve per mettere a tavola una cena da Re, accendervi la TV mentre cucinate o badare a qualche figlio o marito sparso per i locali; passare il week-end tra lavatrice ed asse da stiro, con pile di panni che ricordano Giza, senza mai un lamento, cercando di trovare un attimo anche per rammendare qualcosa che solitamente non vi appartiene; sostenere ore ed ore di conversazioni con amici o amiche, sorelle, mariti o figli… che hanno il morale a terra, ai quali le giornate non vanno bene, sentono tutto negativo ed il mondo crolla loro addosso e cercano di evitarlo rovesciando su di voi la loro disperazione; dal nulla creare una vita e portarne il giogioso peso per nove mesi, con felicità e determinazione; prendere la mano del vostro compagno e, guardando intensamente la sua faccia da punto interrogativo, dirgli “Ti amo” con tutto il sentimento che avete in corpo; cercare conforto tra le sue braccia mentre, distratto, guarda le ultime notizie sportive o cerca di ritrovare qualcosa che ha perso, non accorgendosi che si tratta di voi; …
Potrei continuare all’infinito, ma ogni parola mi porterebbe soltanto alla convinzione che il valore di una donna nessun uomo lo potrà mai raggiungere. Magari ci proverà (anche se dubito), senza risultato alcuno. Voi siete tutto ciò di cui il mondo ha bisogno, il senso della vita stessa e l’essenza di un uomo.
Potrei vagabondare su e giù in ogni angolo del Pianeta, ascoltare tutte le musiche sublimi che lo popolano, osservare nuove culture e genti, gustare i cibi più vari e strambi, ma… è solo guardando una donna negli occhi, che un uomo come me si accorge di avere l’Universo accanto.

Grazie.

"Qualsiasi cosa dica una donna, cela un motivo nascosto che dovrai scoprire. Quando lo farai, capirai che aveva ragione."

lunedì 5 maggio 2008

I want to fly...

Eh, già. Dentro me... c’è "Angel" di Sarah McLachlan.
Come d’abitudine trovate il testo più in basso, con la solita traduzione.

La sentite?
Ho sempre stretto un rapporto molto particolare con questo brano. Personale, intimo, lucido e confidenziale. Ogni volta che lo sento… mi spacca il cuore. Frammenti di pallida emozione ovunque. Cocci di sguardi annebbiati, frasi mancate, voli sospesi.
Questa mattina l’hanno trasmesso già due volte. Ed io dico sempre che nulla accade per puro caso.
Ciascuna nota, un cambio di voce, una singola parola… s’impossessano di ogni goccia salata custodita in me, facendole scivolare imperterrite lungo l’anima. Come un pugnale affilato. Minacciando il mio pensiero. Una miscela di dolore, malinconia, sogno ed impotenza. Un brano troppo reale. Forte. Coinvolgente. Lo specchio veritiero di ciò che sono. Sarà che mi ricorda il film per il quale è stato usato come colonna sonora (City of Angels) e la sua storia, così complessa e meravigliosa, immensa e straziante, impossibile e vera. Sarà che oggi non riesco a guardarmi né dentro né fuori. Sarà che vorrei tante cose che non riesco ad afferrare… Sarà tutto questo, ma oggi vedo uno squarcio di uomo, finito in uno spicchio di mondo dove quello che ho dentro non conta, dove quelli come me vengono taciuti, dove non c’è posto per il silenzio, né per un mistico ardore vitale. Qui non si crede più a nulla, si ha paura di ciò che non si conosce, si additano coloro che cercano di scavare un po’ di più, ci si annida in un’omertà sporca e malfamata. Qui passo inosservato, con sguardi che mi scivolano addosso incuranti di un brivido freddo, di uno strano senso di pace. Non ci sono. I loro occhi mi tagliano il cuore, andando oltre. Un oltre vuoto.
Vedo un uomo che ascolta sette note mentre si mescolano sino a formare una sinfonia drammatica, ma romantica… Malinconica, ma sublime. Un uomo che si commuove.
Se ci fosse mio padre riderebbe per giorni, farfugliando cose del tipo: “Tira fuori le palle, sei un uomo, non un codardo. Gli uomini non piangono.”
Già. Gli uomini non piangono. Forse tu. Che sei sempre stato lo specchio di una virilità imposta e recitata. L’uomo che non aveva sentimenti. Quello forte (finto) ed essenziale. Quello a cui una donna poteva solo aggrapparsi e sottostare.
Beh. Io piango. E mi vanto di avere dei sentimenti, di lasciarmi trasportare dal cuore, da emozioni ora gioiose, ora no. Sono fiero di commuovermi e di sapermi leggere l’anima. In una cosa avevi ragione: “Se continui così, fallirai ogni giorno.” Sei contento, ora?

Cosa può un uomo come me, di fronte alla maestosità del cuore? Nulla.

Spend all your time waiting

for that second chance
for a break that would make it okay
there's always one reason
to feel not good enough
and it's hard at the end of the day
I need some distraction
oh beautiful release
memory seeps from my veins
let me be emptyand weightless
and maybe
I'll find some peace tonight

in the arms of an angel
fly away from here
from this dark cold hotel room
and the endlessness that you fear
you are pulled from the wreckage
of your silent reverie
you're in the arms of the angel
may you find some comfort there

so tired of the straight line
and everywhere you turn
there's vultures and thieves at your back
and the storm keeps on twisting
you keep on building the lie
that you make up for all that you lack
it don't make no difference
escaping one last time
it's easier to believe in this sweet madness oh
this glorious sadness that brings me to my knees

in the arms of an angel
fly away from here
from this dark cold hotel room
and the endlessness that you fear
you are pulled from the wreckage
of your silent reverie
you're in the arms of the angel
may you find some comfort there

you're in the arms of the angel
may you find some comfort here.

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Passi il tempo ad aspettare

quella seconda occasione
per un’apertura che risolverebbe
c’è sempre una ragione
per non sentirsi bene abbastanza
ed è dura alla fine del giorno
ho bisogno di qualche distrazione
oh dolce liberazione
i ricordi fluiscono lenti dalle mie vene
lascia ch’io sia vuota
e senza peso e forse
troverò pace stanotte

nelle braccia di un angelo
vola via da qui
da questa stanza d’hotel fredda e buia
e dall’infinità che temi
sei trascinato dalle macerie
del tuo silenzioso fantasticare
sei nelle braccia dell’angelo
che tu possa trovare conforto

tanto stanco della linea diritta
e ovunque ti volti
dietro ci sono avvoltoi e ladri
e la tempesta continua a torcersi
continui a costruire la menzogna
che inventi per ogni cosa che ti manca
non fa nessuna differenza
fuggire un’ultima volta
è più facile credere in questa dolce pazzia oh
questa meravigliosa tristezza che mi mette in ginocchio

nelle braccia di un angelo
vola via da qui
da questa stanza d’hotel fredda e buia
e dall’infinità che temi
sei trascinato dalle macerie
del tuo silenzioso fantasticare
sei nelle braccia dell’angelo
che tu possa trovare conforto

sei nelle braccia dell’angelo
che tu possa trovare conforto qui.

“A cosa serve avere le ali, se non puoi volare?”

mercoledì 30 aprile 2008

What I want...


- Poter godere del calore del sole;
- Annaffiare le piante di un favoloso giardino;
- Guardare una figlia negli occhi, con l’immenso amore di un padre e dirle quanto amore c’è;
- Escoriarmi le ginocchia essendo scivolato sull’erba dopo una folle corsa;
- Emozionato e tremante, contemplare negli occhi la persona amata e non aver bisogno di aggiungere parole;
- Lasciarmi andare in un pianto liberatorio, che plachi e sfoghi tutte le mie pene;
- Urlare al mondo tutto quello che sento;
- Arrabbiarmi per qualcosa andato storto;
- Potermi commuovere mentre due occhi dolcissimi scrutano dentro i miei, cercando risposte e conferme silenziose;
- Confidare la mia gioia o la mia disperazione a chiunque;
- Salutare con garbo e rispetto i vicini di casa;
- Aiutare qualcuno a portare un carico pesante;
- Contagiare le persone con un sorriso sincero, ormai quasi dimenticato;
- Sentirmi sereno, rilassato e desiderato dopo una notte d’amore;
- Partire per destinazione ignota senza aver programmato nulla;
- Sporcarmi di farina e zucchero facendo un dolce;
- Ridere fino ad avere i crampi allo stomaco;
- Accoccolarmi accanto a te ed addormentarmi sorridendo;
- Progettare migliorie in casa, pretendendo di fare tutti i lavori da solo, mettendoci magari dei mesi, ma riuscendoci;
- Sentire l’acqua gelida scolpirmi la pelle in una torrida giornata estiva;
- Sentirmi un po’ più… uomo.
- … troppe altre cose, per poterle elencare… e, forse, ora come ora, non trovo nemmeno le parole…

“Ogni giorno è quello giusto per vivere.”

lunedì 28 aprile 2008

Unwelcome dance

Mi sorprendo in una danza degli occhi, incessante e petulante, tutto fuorché sensuale, che scava un percorso a rotazione: orologio –esterno – telefono – orologio –esterno – telefono – orologio…
Stamani il tempo si è fermato. Tutto pare maledettamente immobile e codardo.
Là fuori non si muovono nemmeno le foglie. Persino il vento non osa sfiorarmi.
Il telefono è taciturno. Non s’illumina e sembra essersi quasi spento.
Sono irrequieto. Non so come mai (o, forse, sì). Come se tutto mi stesse per soffocare. Vorrei cominciare a correre e non fermarmi per giorni, in perfetto stile Forrest Gump. Non intravedrei più queste facce, diventate amare, incomprensibili e soverchiamente impudenti. Risate spurie, finte come i loro orgasmi passati. Penso. Penso e ripenso. Mi percepisco come una macchina senza freni, impossibilitato nel circoscrivere queste riflessioni che mi strozzano l’anima.
Tra un concetto e l’altro, una velata ed invisibile carezza mi rammenta una poesia di Pavese. L’imparai senza interesse parecchi anni or sono, ma rimase nel mio cuore. Devo ascoltarla, devo concepirne il significato. Perché mi è risalita nell’encefalo proprio ora, oggi? Voglio spogliarla. Farla mia. Possederne ogni lettera, penetrare ogni punteggiatura, finché da essa non sarà nato un motivo, il figlio di una meditazione conscia e sagace.

"Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest'ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi."

"Se non guardassimo un'emozione come un panorama mozzafiato, il cuore lo percepirebbe come un tradimento."

venerdì 25 aprile 2008

Love at first sight

.



Il critico Ludwig Grote parlando del Quadro con macchia rossa (Olio su tela 130 x 130 cm - 1914) di Vasilij Kandinskij, scrisse:
«Per vivere questa tela si esige l’attitudine più semplice e insieme più complessa... calarsi in queste nuvole iridate che seguono chiaramente un movimento ascendente, accompagnare queste forme vaghe dai contorni incerti, che si metamorfosano davanti i nostri occhi... Senza inizio né fine, nello sviluppo incessante di sensazioni cromatiche, come l’istantanea di un caleidoscopio, l’immagine diviene un mondo per sé, un organismo riempito di tensione e di forza, planante con beatitudine nelle sue proprie sfere»

“Organismo riempito di tensione e forza.”
Per questo adoro quel dipinto. Mi assomiglia. È come se Kandinskij avesse messo su tela una parte del mio essere, sconosciuta ai più.
Ogni volta che lo guardo mi fa ragionare. È così confuso, così caotico, come se i pensieri gli si fossero avvolti sullo spirito in un cenno di torsione inumano e sentito. Mi fa impazzire. In bene ed in male. Amo ed odio tutto ciò che mi porta a riflettere. E lo stesso faccio con le immagini che mi scavano dentro. Una specie di rapporto interpersonale tumultuoso e lunatico. A volte mi piace, provo un senso d’intrigante eccitazione quando qualcosa mi colpisce l’anima in questo modo. Altre, invece, mi sento spiazzato e finisco col lasciarmi prendere dallo sconforto. Come tutti, insomma.
Però… non lo trovate semplicemente meraviglioso?
Vorrei allungare la mano e poter toccare la pittura ormai disidratata, sentire il suono flebile del passaggio del pennello sulla tela.
Orgasmico. Davvero.

Se vuoi scoprirmi,
bussami alla porta dell’anima.
Sconvolgi il mio sogno ambiguo,
fruga nel battito più oscuro che ho.
Pittura un’emozione,
colorami la notte con il tuo sospiro.
Guardami oltre il nero che c’è,
fino a mescolarmi sangue e brivido.
Dipingi questo silenzio,
con le parole di un fremito.

“Chi non sa guardare più in là, non potrà vedere ciò che ha dinnanzi.”


giovedì 24 aprile 2008


Stavo scarabocchiando sul Computer quello che vedete sopra, accorgendomi solamente in un secondo tempo della grande importanza di quel simbolo.
È la copertina di un LP.
Correva l’ormai lontano anno 1982 (se non vado errando) ed il brano “Eye in the Sky” scalava le classifiche con il disco degli Alan Parsons Project dal titolo omonimo, famosissimo nel mondo della musica per essere stato il primo album a contenere una traccia (“Mammagamma”) interamente suonata da un Computer.
Tornando al brano portante, “Eye in the Sky”, cantato da Eric Woolfson, ha un testo praticamente sublime, che oggi sento di fare mio. Un crudo dialogo con una forza che non conosco, ma ha cambiato la mia vita. Totalmente.

Sarò magnanimo… metto anche la traduzione italiana.
.
Eye in the Sky

Don't think "Sorry" is easily said.
Don't try turning tables instead.
You've taken lots of chances before
But I ain't gonna give anymore.
Don't ask me,
That's how it goes
Cause part of me knows what you're thinking.

Don't say words you're gonna regret.
Don't let the fire rush to your head.
I've heard the accusation before
And I ain't gonna take any more.
Believe me,
The sun in your eyes
Made some of the lies worth believing.

I am the eye in the sky
Looking at you.
I can read your mind.
I am the maker of rules
Dealing with fools.
I can cheat you blind
And I don't need to see any more
To know that
I can read your mind (looking at you),
I can read your mind (looking at you).

Don't leave false illusions behind.
Don't cry cause I ain't chnaging my mind.
So find another fool like before
Cause I ain't gonna live anymore believing
Some of the lies while all of the signs are deceiving.
I am the eye in the sky...

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Occhio nel Cielo

Non pensare che "Mi dispiace" sia detto facilmente.
Piuttosto, non provare a capovolgere la situazione.
Hai avuto molte occasioni precedentemente
ma non ho intenzione di concedertene altre.
Non chiedermi
la ragione di questa situazione
perché una parte di me sa cosa stai pensando.

Non dire parole di cui poi ti pentirai.
Non permettere all'ira di accecarti.
Prima ho sentito l'incriminazione
e non ho intenzione di averne altre.
Credimi,
il sole nei tuoi occhi
ha reso credibili alcune menzogne.

Sono l’occhio nel cielo
che ti sta guardando.
Posso leggere la tua mente.
Sono colui che impone le regole
affrontando persone sprovvedute.
Posso persuaderti facilmente
e non ho bisogno di indagare oltre
per sapere che
posso leggere la tua mente (mentre ti guardo),
posso leggere la tua mente (mentre ti guardo).

Non dimenticare le false illusioni.
Non piangere, perché non muterò opinione.
Allora, trova un altro stupido come prima
perché non vivrò più credendo
ad alcune menzogne mentre tutti i fatti mi stanno deludendo.
Sono l'occhio nel cielo...


"Non sarà una canzone a cambiarti la vita, ma la convinzione di averla carpita."

mercoledì 23 aprile 2008

I lost the key

Vorrei poter volare davvero. Librarmi nel cielo di questa giornata ventosa e coccolarmi ai raggi di un sole sincero. Sentire l’aria che mi solletica lo spirito, gustare un verde incomparabile.
Via da qui, discosto, per un attimo, da un materialismo sterile e bieco. Lassù: dove il silenzio fa da padrone, dove la pace sembra non essersi mai congedata.
Ho bisogno di vita. Di farmi tremare l’anima. Già… sempre lei. Se non ci fosse non avvertirei nessun desiderio di saggiare emozioni. Siccome, però, è la parte più importante di me, non la posso abrogare, né aspiro a farlo. È altresì corretto affermare che si tratta della fonte del mio smarrimento. Mitigare gli impulsi che mi dà è praticamente impossibile. A volte vorrei poterlo fare. Per non soffrire, per non essere la causa di un eventuale altrui malessere. Poi rifletto e capisco che un uomo non può essere tale senza le proprie emozioni.
Mi piacerebbe poterti regalare un sorriso. Uno solo, ma che venga direttamente dal cuore. Uno di quei sorrisi che non ha paragoni, che si diletta ad imitare un astro, ma in realtà risplende molto di più. Non ne sono capace. Mi sento impotente e dannatamente ammanettato. Lo sento come un fallimento. Un altro. Laggiù, in quegli scatoloni, ce ne sono a decine. Forse centinaia. Non li ho mai contati per non spaventarmi, probabilmente per non dover pensare. Nascondermi da me stesso è una soluzione temporanea che adotto per non affogare. Ma ho voglia di riemergere e riprendere a nuotare…


“Un uomo deve saper innaffiare il fiore del silenzio, per poi farlo sbocciare nel più raggiante degli sguardi.”

martedì 22 aprile 2008

Sleep of soul

Oggi mi sento svuotato. Mesto. Un po’ avvilito, credo.
Non dovrei, ma, forse, il clima convulso degli ultimi tempi mi sta graffiando l’anima.
È come se avessi pedalato per 200 km, arrivando con letizia al traguardo di una delle tappe previste, lamentandomi, qualche giorno dopo, per dolori ai muscoli.
Credo che il raggiungimento di un obiettivo o la liberazione di sé stessi comportino inoppugnabilmente: un periodo di gestazione, ove si riflette assiduamente; un altro di concretizzazione, ove i pensieri prendono forma ed è necessario rimanere lucidi, imperturbabili e quieti; ed uno di espiazione, ove tutta l’angustia accumulata possa finalmente evacuare. Ciò procura sempre un marasma esasperante al quale sottostare. In questo momento ci sono in mezzo.
Ho attimi di implosione che sembrano durare un’eternità. Altri che vorrei non finissero mai, ma danno l’impressione di eclissarsi senza ch’io abbia il tempo per catturarli.
In alcuni momenti colgo un gran desiderio di piangere; in altri il cuore sembra uscirmi, invasato, dal petto; in altri ancora mi sento al settimo cielo e vorrei non scendere mai. Si chiama crisi. O, almeno, credo. Non so nemmeno dargli una definizione.
Forse sono solo stanco. Ho un gran bisogno di riposare. Mi piacerebbe chiudere a chiave la porta, mettermi a dormire senza che nessuno (o quasi) possa intersecarsi con i miei sogni.
Non posso. La vita non si allontana. Ci si deve tuffare, bella o brutta che sia. Ed io non desidero considerarmi un vigliacco. Probabilmente lo sono già stato, ma ora è tempo di lasciarmi alle spalle gli sbagli.


“C’è un mondo, là fuori, che non ci sa guardare. Non possiamo lamentarci: proviamo a metterci sulla sua angolazione.”

lunedì 21 aprile 2008

They are the eyes of the people...

... a darmi il brivido per andare avanti, il desiderio di spiccare un incessante volo, la forza per non mollare la presa, l’emozione che mi spinge a scegliere la vita.
È un’ambizione esclusiva e portentosa, svegliarsi al mattino e potersi guardare attorno.
La verità è che sono solo un uomo. Uno come tanti. Con tutti i suoi umili pregi, ma anche gli innumerevoli, caratteristici difetti che ci contraddistinguono da una specie pressoché perfetta: la donna.
A volte l’uomo si trastulla in situazioni oltremodo inutili ed inconsistenti. Ambisce ad una conquista poco eterea, che gli dia quel classico “minuto di violenza” (de)cantato da Masini nel 1995.
Starai pensando che la perfezione non esiste, che la quintessenza ed il non plus ultra sono solamente una fulminea pubblicità per vendere il cuore con tutti i suoi sentimenti. No, amico. Stai sbagliando.
Ed io ho fallito con te. Il tempo, però, mi ha istruito, maturato e sottratto a convinzioni ciniche e maschiliste.
Ora ti svelo un segreto: la perfezione non è affatto “fare tutto giusto”, “essere bellissimi”, “non cadere in errore”, “non arrabbiarsi”, “essere sempre d’accordo”, “avere sempre la forza di affrontare le situazioni”, “essere tolleranti” e via dicendo. Essa è il suo rigoroso ed ineccepibile contrario: l’imperfezione.
Troveresti più attraente una donna che: non provi mai gelosia; non pianga; non ti chieda dove vai; sappia sempre cosa deve fare; ti dica sempre di sì; abbia un corpo senza alcun difetto (e, dunque, caratteristica personale); … ?
Se hai risposto “sì” a tutte le domande, sei com’ero io molto tempo fa. E, senza dubbio, in te sopravvive una tristezza che si placa solamente sfogando i tuoi istinti. Quando ti ritrovi solo, però, sai benissimo di non poter vivere perennemente così. Sei conscio del fatto di non essere davvero felice e di dover cambiare, prima o poi. Chiaramente, ogni momento non ti sembrerà quello adatto. Noi uomini siamo abili nel ripeterci la frase “domani lo faccio”. Un giorno, tuttavia, quel “domani” giungerà e ci troveremo in compagnia di un rimorso che, per anni a venire, ripeterà: “perché non l’ho fatto prima?”.
Beh, non voglio sciorinare consigli nel mio primo post. Almeno, non troppi.

Perché un Blog?
Perché anche un uomo ha dei segreti; anche un uomo ha un animo che non può (o non vuole) esternare; anche un uomo può avere la propria sensibilità ferita od alterata; anche ad un uomo può capitare di essere sull’orlo di un precipizio e non trovare né funi, né mani alle quali aggrapparsi; anche un uomo soffre, ama, si commuove, si emoziona e cammina ad un palmo dal suolo. A volte, però, ci sbatte la faccia.


"Ci sono cose che non vediamo, ma, un giorno, ci sfiorano l'anima e non possiamo girarci dall'altra parte e continuare a camminare verso l'indifferenza."