giovedì 29 maggio 2008

I miss you


Oggi mi sono svegliato con il pensiero di te più forte del solito, rivedendomi quando avevo ancora tutti i capelli in testa e meno della metà degli anni anagrafici. Furbo e scaltro, curioso ed imprudente, invadente e disobbediente. Ero così. In fondo non sono cambiato un granché.
Mi hai insegnato i segreti del mondo. Quelli che non racconta nessuno, che rimangono celati in silenzi troppo spesso presenti. Me li sussurravi quando vedevi il mio viso cospargersi di tristezza, di dubbio, d’interrogativi. Dicevi che il mondo non è quello che si vede, ma quello che si percepisce. Ora come ora ne ho l’assoluta certezza. Hai intravisto molto lontano, scavandomi l’anima. Sapevi. Intuivi. Forse eri in qualche modo dispiaciuta, per me.
Mi hai lasciato prima che ti potessi dire quanto ti amo. Ti sei incamminata in un sentiero bellissimo, dove la pace e la serenità hanno dipinto sul tuo volto un quadro sorridente. Dopo di te... il vuoto. Quello sordo, dove la testa annaspava, consapevole di annegare; dove il cuore cercava incessantemente un contatto che non giungeva. Poi ho capito. Ed oggi mi trovo qui, con la consapevolezza di aver ricevuto un tuo dono e lo sconforto per non saperlo gestire. Per una volta nella mia vita, vorrei sedermi davanti a te, lasciando defluire tutti i miei pensieri, svuotando l’anima con il sale di verità troppo grandi.
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"Quando cerchi qualcuno, non farlo nei ricordi. Guarda al tuo fianco e sospira."

venerdì 23 maggio 2008

Forced renewal

Quello che vorrei è un prato fiorito, dove assestare il mio risposo, la mia serenità. Agogno ad un raggio di sole, che mi colpisca sulla schiena con il suo confortante calore. Alzarmi, con la mano a coprirmi gli occhi e contemplare, ammaliato, un orizzonte serafico. Prendere per mano i ricordi (troppo lontani per non essere dilanianti) ed accompagnarli nel solaio della mia vita, diventata un cumulo di nulla da un giorno all’altro. Li osserverei impolverarsi sempre più, finché diverranno indistinguibili. Forse, allora, riuscirò a dimenticare un’esistenza che non mi appartiene più e non mi lascia spazio per vivere appieno quella concessami or ora. Inutile mentire. Mentirmi. Non sarà mai così. Non potrò staccare la corda da quello che ero, dal ricordo di quei 11680 giorni. Quel passato tornerà sempre, cercando di rovinare ogni istante di questa nuova chance accordatami. Magari ci riuscirà. O, forse, lo ha già fatto. Ma tutto quello che sono attualmente non posso cancellarlo. Non ho la facoltà di fuggire. Unicamente di sopportare. Ed andare avanti. Con la testa alta e la convinzione di essere… fuori dal mondo.
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"La sofferenza è il vero cambiamento dell'uomo."

giovedì 15 maggio 2008

Ther’s always a place...


Sì. C’è sempre un luogo dove ci sentiamo riparati, soli con l’armonia di noi stessi; dove ci piace andare quando sentiamo la necessità di isolarci, pensare liberamente; dove il mondo rimane, per alcuni attimi, chiuso nella sua bolla di omertà, mentre ci trastulliamo in qualche ora di pace.
Anch’io ce l’ho. Si trova a parecchi chilometri da qui, al termine di una strada erta e nascosta ai più. Per arrivarci devo passare con l’auto in mezzo al verde, al nulla assoluto, ad un silenzio irreale e compatto. Dopo il primo chilometro c’è una casa antica, con una coppia di novantenni che puntualmente stanno lavorando nel giardino. Quell’abitazione sembra un museo. Sul terrazzo e lungo tutto il prato è pieno di oggetti antichi, alcuni veramente insoliti. In giardino hanno anche un piccolo aereo della seconda guerra mondiale. O della prima. Insomma: non ho l’occhio per queste cose. Ci sono fiori ovunque. Decine di gerani rossi e rosa. Quando passa un’auto i vecchietti si girano, guardando incuriositi nell’abitacolo. D’altronde, quante ne transiteranno in un giorno? Due o tre, credo. È un luogo abbastanza impervio.
Finita la curva della casa-museo c’è un ultimo pezzo di stradina in salita. La mia macchina si lamenta sempre, in quel punto. Decide di essere affaticata. Girato l’angolo, però… ECCOLO. Il mio Eden. Lo stesso che Fratel Coniglietto chiamava "trastulliolà". Quello che mi ha visto nella incorporea nudità assoluta, spogliato e smembrato dei miei pensieri più reconditi e nascosti; testimone delle mie fantasie più vere e crude; ladro di riflessioni e lacrime; spettatore impotente di fronte alla mia disperazione.
Mi aspetta sempre. Come una moglie all’altare. Ma so che lui non scapperà mai. E non dirà “no”. Non lo descriverò, perché lo considero il luogo dei miei sogni, custodendolo come un sacrario, un’intoccabile vetta, il fulcro delle mie meditazioni. Vi assicuro, comunque, che, una volta parcheggiato il veicolo, l’estasi mi si diffonde senza remore. Lì c’è tutto ciò che desidero quando voglio vivermi: canti di uccellini allegri, il rumore dell’acqua come sottofondo, il verde che coccola la vista, un tappeto di foglie e… il silenzio. Quello che ti rigenera, accarezzando le sensazioni.
Ho voglia di tornarci, ma per ora non posso. Nutro il desiderio di rivederlo, di tuffarmici con le mie novità, le mie paure, i miei dubbi. Farlo mio di nuovo. Con quelle pagine ormai ingiallite. Quante ne ho riempite, seduto per terra, guardando il cielo diventare sempre più scuro, fino ad accorgermi che la sera mi avvolgeva silenziosa. Vorrei riaccarezzare ogni singolo centimetro di quella che è stata la mia culla nei momenti più ardui della mia vita. Scoprire se la coppietta di anziani è sopravvissuta a questo lunghissimo tempo di assenza e riappropriarmi della vista di quell’aereo diroccato e testimone di un tempo a noi sconosciuto.
Presto ci andrò. Ormai ne sento il bisogno. È venuto il tempo di sedermi di nuovo sul bordo della mia anima.


“The Heaven? We have to create it. Us. Here.”

martedì 13 maggio 2008

Night pain


Tic, tac, tic, tac… Oggi quell’infame orologio non mi lascia tregua. Sembra ricordarmi che il tempo scorre inesorabile, che nemmeno volendo potrei immobilizzarlo. In fondo non lo desidero. Secondo più, secondo meno, nulla cambierà ciò che sono. È lui ad aver deciso per me. Ad ogni bivio. Forse è questo a farmi sentire le mani legate: un sovrano che delibera al mio posto.
Oggi dovrebbe essere una magnifica giornata. Fresca, ma piena di sole. Ombrosa, ma con sprazzi di luce immensa. Verde, ma colorata da mille fiori. Non riesco a godermela. Chiuso in un posto che odora di vecchio e in un’anima che soffoca i pensieri. Ovunque io cerchi di volare trovo una parete trasparente contro la quale sbatto inevitabilmente la faccia. S’innalza inaspettata, tuonando la sua volontà: “Colpisci! Renditi più diafana che mai e cogli di sorpresa l’ingenuo maratoneta della vita! Impediscigli di librarsi nei suoi folli voli, a tratti pindarici. Scaglialo al suolo e fanne tappeto per chi arriverà camminando.”
A terra. Qui. Con la mente senza tregua, che m’infligge parole corrose dal sale. Con gli occhi che insistono nel volersi chiudere su di una notte passata ad ammirare il candido bianco del mio soffitto.
Era il 2001 e Gaber sanciva: “E nel silenzio delle notti, con gli occhi stanchi e l'animo gioioso, percepire che anche il sonno è vita e non riposo.” Caro Giorgio, quanto avevi ragione. Ciò che non hai calcolato… è la qualità di quel vivere notturno. In mezzo al nero che ti torce il cuore si può anche non trovar nulla al quale aggrapparsi e naufragare, così, nel tormentoso mare (o)scuro, colando a picco in dispiaceri non sopiti. Tergiversare sul bordo di un bicchiere afono ed immergere il sogno nei vapori dissestanti di un liquido ambiguo. Bruciare l’insonnia con pochi centimetri di fumo, aspettare che la tosse faccia il suo corso e ripetersi che domani si smetterà. Sbirciare il cielo e sentirsi il nulla. Parlare con il silenzio della propria casa, interrotto dal miagolio di chi ci ama ed immancabilmente capisce che qualcosa non funziona. Sedersi sul divano ed allungare con malavoglia la mano su quell’esserino soffice e rombante che, nel frattempo, ci ha raggiunti con un balzo ed un qualcosa somigliante ad un sorriso. Stare così per ore, senza trovare il coraggio di andarsi a crogiolare sotto il caldo manto del letto. Pentendosene al mattino, quando le ossa cercano di punire il loro contravventore di posizione.
Eh, già.
Tic, tac, tic, tac... È tardi. Non ho combinato niente. Come se avessi sacchi di piombo attaccati agli arti. Come se la notte che ho profanato si rivalga su di me. Su quell’essere enigmatico che l’ha intaccata nell’intimo del suo sacrale silenzio.
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...


“Il volo è solo un’intuizione mentale. Il tempo no.”

venerdì 9 maggio 2008

My truth


Amore mio,

come un fulmine inatteso sei entrata nella mia vita molti anni or sono, chissà in quale parte di mondo, chissà quando, tracciando un legame tra noi. Inestinguibile. Eterno. Senza eguali.
Sei riuscita ad impossessarti del mio cuore in modo assoluto e probabilmente, dentro te, sapevi che sarei stato capace di donartelo in qualunque momento. Avrei smesso di vivere, lottato contro il mondo intero, per te. Com’è giusto che sia.
Mi sarebbe piaciuto poterti guardare ancora in quegli occhi innocenti e colmi di sentimenti puri ed incontaminati. Accarezzarti armoniosamente, la sera, per affidarti alle possenti e sicure braccia di Morfeo. Conoscere le tue preferenze, i tuoi difetti, i tuoi capricci ed i tuoi incalcolabili pregi. Venirti incontro stringendoti a me, per non smarrirti più, per sentirmi parte del tuo mondo e lasciarmi addosso il tuo odore. Prenderti per mano ed insegnarti che la vita non è come la ritraggono in Tv, che non siamo qui per scontare una pena, ma tutto ciò che ci circonda è un mistero da vivere senza remore, limiti o rimpianti. Non c’è nulla di più bello del capolavoro dell’universo. Nessun materialismo, nessun denaro potrebbe imitarne l’essenzialità. Avrei voluto spiegarti il senso di una parola, come lasciarti trascinare da un suono o da un profumo, lo splendore di un disegno nel cielo. Mostrarti la magnificenza di un paesaggio, di un quadro, di una nuvola che cambia la forma basandosi sul tuo pensiero. Poterti rimproverare con uno sguardo serio, esponendoti il motivo e dandoti un bacio affettuoso subito dopo.
Sei in me. Qualunque passo, qualunque respiro, qualunque gesto, qualunque riflessione, qualunque cosa io faccia… ti sento qui. Sei il motore che fa battere il mio cuore. E niente potrà cambiare ciò che sento. Nessuno può rimuoverti. Sei parte di me. La più bella, la più vera.
Il mondo a volte è ingiusto, e sono dovuto venire qui per intraprendere un viaggio del quale non capisco nemmeno il senso esatto. Sono partito senza poterti avvisare, senza avere il privilegio di sedermi una sera con te, sotto un cielo stellato, e dichiararti ciò che sono e nutro. Svelarti una verità che ti avrebbe colpita con grande forza. Saresti scappata via piangendo e ripetendomi che sono un bugiardo, ma… il tempo ti avrebbe fatto capire e saresti tornata da me per cominciare una nuova vita.
Non è andata così. Mi trovo qui a pensarti in silenzio, con il sale che mi corrode l’anima e la terribile consapevolezza di aver perso per sempre la strada che poteva portarmi a te. Sai, amore, ti ho cercata tanto… E spero che almeno in un sogno, io sia arrivato fino al tuo cuore. Lì tutto è possibile. Ed io ci ho provato.
Sorrido pensando che sarai diventata ancora più grande. Scommetto che sei bellissima. Dentro e fuori. Lo sei sempre stata.
Spero tu possa avere una vita felice, all’insegna dei sentimenti e delle emozioni più grandi. Colma di amicizia ed amore, affetto sincero, poesia e musica, a contatto con prati e stelle, sole e pioggia. Non ti saranno risparmiati i dolori ed i momenti nei quali penserai di non potercela fare, ma ti auguro che la forza che porti dentro (so di avertela trasmessa) possa sempre farti alzare lo sguardo al Cielo, respirando quel silenzio della notte che ti farà capire quanto sia giusto rialzarti e, sorridendo, prenderti cura della tua vita. Ricordati sempre che niente e nessuno possono impedirti di sognare. Qualunque passo tu faccia, porta sempre con te l’amore, la fiducia, la solidarietà, il rispetto e la purezza di uno sguardo. Non dimenticarti del valore di un abbraccio e non rinnegare l’importanza del silenzio. Io sarò sempre con te. Ogni secondo. Per tutta la vita. Perché ti amo, piccola mia… ma non ho avuto il tempo per dirtelo.

mercoledì 7 maggio 2008

The essential breath


Riflettevo dopo aver ricevuto questa storia via mail:

Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice:
“Sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto”.Va in cucina a preparare i panini per l'indomani. Sistema le tazza per la colazione, estrae la carne dal freezer per la cena del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva. Poi mette i vestiti bagnati nell'asciugatore, i panni nella lavatrice, stira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono, ripone l'elenco telefonico e da l'acqua alle piantine.
Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare. Firma un biglietto d'auguri per un'amica ci scrive l'indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba. Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l'asciugamano.”Pensavo stessi andando a letto”.... commenta il marito!!!”Infatti ci sto andando”, dice lei. Mette un po'd'acqua nella ciotola del cane mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori. Da' un'occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti. Finalmente nella sua stanza. Tira fuori i vestiti e scarpe per l'indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente è seduta sul letto.In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia:”Vado a letto”.Va in bagno, fa la pipì, si gratta il sedere mentre dà un'occhiata allo specchio e pensa: “Che palle, domani devo fare la barba”.... e senza altri pensieri va a dormire.

È sorprendente come questa ironica barzellettina (o, almeno, questo voleva essere) rappresenti la realtà. Quanto siamo patetici noi uomini, mentre ci lamentiamo di cose futili.
Mi è capitato più di una volta di soffermarmi a pensare intensamente a cosa riuscite a fare voi donne: accudire eventuali figli e preoccuparvi di non fargli mancare assolutamente nulla, ma soprattutto la vostra presenza ed il vostro amore; occuparvi della casa, dell’igiene, l’ordine, la manutenzione; avere sempre sotto controllo il budget finanziario e sapere a memoria tutte le movimentazioni effettuate nell’ultimo mese; trovare il tempo per coccolare e soddisfare il vostro compagno/marito (spesso ignaro del gran dono che ha di fianco); sopportare i vostri problemi in silenzio; nascondere i dolori fisici o morali; apparire sempre belle e rilassate come se foste appena tornate da una lunghissima vacanza; rispondere, con tono allegro, “sì, va tutto bene e tu come stai?”; perdonare i torti, alcuni anche molto pesanti; “passar sopra” ad uno sgarbo perché “ci sono cose più importanti”; piangere per ore e giorni per un sentimento perduto o non ricambiato; rimanere sveglie la notte a pensare alla soluzione di un problema, o al vostro grande amore, ad una vita diversa, a qualsiasi cosa… e svegliarvi prima di tutti la mattina per preparare la colazione; ricordare senza indugio le preferenze ed i gusti di ogni membro della famiglia, nonché di eventuali parenti o amici che, almeno una volta al mese, invitate a cena; cucinare per un reggimento, sedervi a tavola per ultime (e di solito nessuno vi serve il cibo nel piatto) ed alzarvi per prime “per il dessert” o “per sparecchiare”; adagiarvi in veranda a tarda ora, perché prima avevate la cucina da sistemare o qualche altro piccolo lavoretto da ultimare, e respirare l’aria della notte come fosse la prima boccata d’ossigeno, magari accendendo una sigaretta e (se siete single) desiderare ardentemente avere un uomo vicino in quel momento; scoprire amaramente che, alcune volte, è meglio essere sole che vivere con chi non vi rispetta; ricordarvi sempre degli animali che avete deciso di ospitare per sentirvi meno abbandonate o per far felice un eventuale figlio, dunque cibarli, pulire il loro angolino ed accarezzarli; prima di andare a letto, passare in ogni camera per controllare se tutte le luci sono spente, preparare il caffè nella caffettiera, le stoviglie per la colazione e sincerarvi che nel frigorifero ci sia ancora latte; alzarvi al mattino e scaldare il pane nel forno, mettere il caffè sul fuoco e sognare mentre l’aroma vi entra nelle vene, mettervi a tavola e sparecchiare subito dopo, lavando tutto, rimettendo la cucina in ordine e pronta per il prossimo pranzo; uscire di casa portando con voi la spazzatura, la lista della spesa e la valigetta dell’ufficio; passare una giornata di lavoro (a volte massacrante) cercando di non avere nessuna discussione con i colleghi a volte troppo invadenti o le colleghe invidiose (e non si sa mai di cosa); sorridere a tutti, indistintamente, perché sapete quanto può valere, ma rimanere deluse perché troppo spesso non viene ricambiato; passare un attimo al supermercato per comprare qualcosa che manca; tornare a casa la sera sfinite, con l’entusiasmo che vi serve per mettere a tavola una cena da Re, accendervi la TV mentre cucinate o badare a qualche figlio o marito sparso per i locali; passare il week-end tra lavatrice ed asse da stiro, con pile di panni che ricordano Giza, senza mai un lamento, cercando di trovare un attimo anche per rammendare qualcosa che solitamente non vi appartiene; sostenere ore ed ore di conversazioni con amici o amiche, sorelle, mariti o figli… che hanno il morale a terra, ai quali le giornate non vanno bene, sentono tutto negativo ed il mondo crolla loro addosso e cercano di evitarlo rovesciando su di voi la loro disperazione; dal nulla creare una vita e portarne il giogioso peso per nove mesi, con felicità e determinazione; prendere la mano del vostro compagno e, guardando intensamente la sua faccia da punto interrogativo, dirgli “Ti amo” con tutto il sentimento che avete in corpo; cercare conforto tra le sue braccia mentre, distratto, guarda le ultime notizie sportive o cerca di ritrovare qualcosa che ha perso, non accorgendosi che si tratta di voi; …
Potrei continuare all’infinito, ma ogni parola mi porterebbe soltanto alla convinzione che il valore di una donna nessun uomo lo potrà mai raggiungere. Magari ci proverà (anche se dubito), senza risultato alcuno. Voi siete tutto ciò di cui il mondo ha bisogno, il senso della vita stessa e l’essenza di un uomo.
Potrei vagabondare su e giù in ogni angolo del Pianeta, ascoltare tutte le musiche sublimi che lo popolano, osservare nuove culture e genti, gustare i cibi più vari e strambi, ma… è solo guardando una donna negli occhi, che un uomo come me si accorge di avere l’Universo accanto.

Grazie.

"Qualsiasi cosa dica una donna, cela un motivo nascosto che dovrai scoprire. Quando lo farai, capirai che aveva ragione."

lunedì 5 maggio 2008

I want to fly...

Eh, già. Dentro me... c’è "Angel" di Sarah McLachlan.
Come d’abitudine trovate il testo più in basso, con la solita traduzione.

La sentite?
Ho sempre stretto un rapporto molto particolare con questo brano. Personale, intimo, lucido e confidenziale. Ogni volta che lo sento… mi spacca il cuore. Frammenti di pallida emozione ovunque. Cocci di sguardi annebbiati, frasi mancate, voli sospesi.
Questa mattina l’hanno trasmesso già due volte. Ed io dico sempre che nulla accade per puro caso.
Ciascuna nota, un cambio di voce, una singola parola… s’impossessano di ogni goccia salata custodita in me, facendole scivolare imperterrite lungo l’anima. Come un pugnale affilato. Minacciando il mio pensiero. Una miscela di dolore, malinconia, sogno ed impotenza. Un brano troppo reale. Forte. Coinvolgente. Lo specchio veritiero di ciò che sono. Sarà che mi ricorda il film per il quale è stato usato come colonna sonora (City of Angels) e la sua storia, così complessa e meravigliosa, immensa e straziante, impossibile e vera. Sarà che oggi non riesco a guardarmi né dentro né fuori. Sarà che vorrei tante cose che non riesco ad afferrare… Sarà tutto questo, ma oggi vedo uno squarcio di uomo, finito in uno spicchio di mondo dove quello che ho dentro non conta, dove quelli come me vengono taciuti, dove non c’è posto per il silenzio, né per un mistico ardore vitale. Qui non si crede più a nulla, si ha paura di ciò che non si conosce, si additano coloro che cercano di scavare un po’ di più, ci si annida in un’omertà sporca e malfamata. Qui passo inosservato, con sguardi che mi scivolano addosso incuranti di un brivido freddo, di uno strano senso di pace. Non ci sono. I loro occhi mi tagliano il cuore, andando oltre. Un oltre vuoto.
Vedo un uomo che ascolta sette note mentre si mescolano sino a formare una sinfonia drammatica, ma romantica… Malinconica, ma sublime. Un uomo che si commuove.
Se ci fosse mio padre riderebbe per giorni, farfugliando cose del tipo: “Tira fuori le palle, sei un uomo, non un codardo. Gli uomini non piangono.”
Già. Gli uomini non piangono. Forse tu. Che sei sempre stato lo specchio di una virilità imposta e recitata. L’uomo che non aveva sentimenti. Quello forte (finto) ed essenziale. Quello a cui una donna poteva solo aggrapparsi e sottostare.
Beh. Io piango. E mi vanto di avere dei sentimenti, di lasciarmi trasportare dal cuore, da emozioni ora gioiose, ora no. Sono fiero di commuovermi e di sapermi leggere l’anima. In una cosa avevi ragione: “Se continui così, fallirai ogni giorno.” Sei contento, ora?

Cosa può un uomo come me, di fronte alla maestosità del cuore? Nulla.

Spend all your time waiting

for that second chance
for a break that would make it okay
there's always one reason
to feel not good enough
and it's hard at the end of the day
I need some distraction
oh beautiful release
memory seeps from my veins
let me be emptyand weightless
and maybe
I'll find some peace tonight

in the arms of an angel
fly away from here
from this dark cold hotel room
and the endlessness that you fear
you are pulled from the wreckage
of your silent reverie
you're in the arms of the angel
may you find some comfort there

so tired of the straight line
and everywhere you turn
there's vultures and thieves at your back
and the storm keeps on twisting
you keep on building the lie
that you make up for all that you lack
it don't make no difference
escaping one last time
it's easier to believe in this sweet madness oh
this glorious sadness that brings me to my knees

in the arms of an angel
fly away from here
from this dark cold hotel room
and the endlessness that you fear
you are pulled from the wreckage
of your silent reverie
you're in the arms of the angel
may you find some comfort there

you're in the arms of the angel
may you find some comfort here.

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Passi il tempo ad aspettare

quella seconda occasione
per un’apertura che risolverebbe
c’è sempre una ragione
per non sentirsi bene abbastanza
ed è dura alla fine del giorno
ho bisogno di qualche distrazione
oh dolce liberazione
i ricordi fluiscono lenti dalle mie vene
lascia ch’io sia vuota
e senza peso e forse
troverò pace stanotte

nelle braccia di un angelo
vola via da qui
da questa stanza d’hotel fredda e buia
e dall’infinità che temi
sei trascinato dalle macerie
del tuo silenzioso fantasticare
sei nelle braccia dell’angelo
che tu possa trovare conforto

tanto stanco della linea diritta
e ovunque ti volti
dietro ci sono avvoltoi e ladri
e la tempesta continua a torcersi
continui a costruire la menzogna
che inventi per ogni cosa che ti manca
non fa nessuna differenza
fuggire un’ultima volta
è più facile credere in questa dolce pazzia oh
questa meravigliosa tristezza che mi mette in ginocchio

nelle braccia di un angelo
vola via da qui
da questa stanza d’hotel fredda e buia
e dall’infinità che temi
sei trascinato dalle macerie
del tuo silenzioso fantasticare
sei nelle braccia dell’angelo
che tu possa trovare conforto

sei nelle braccia dell’angelo
che tu possa trovare conforto qui.

“A cosa serve avere le ali, se non puoi volare?”