martedì 13 maggio 2008

Night pain


Tic, tac, tic, tac… Oggi quell’infame orologio non mi lascia tregua. Sembra ricordarmi che il tempo scorre inesorabile, che nemmeno volendo potrei immobilizzarlo. In fondo non lo desidero. Secondo più, secondo meno, nulla cambierà ciò che sono. È lui ad aver deciso per me. Ad ogni bivio. Forse è questo a farmi sentire le mani legate: un sovrano che delibera al mio posto.
Oggi dovrebbe essere una magnifica giornata. Fresca, ma piena di sole. Ombrosa, ma con sprazzi di luce immensa. Verde, ma colorata da mille fiori. Non riesco a godermela. Chiuso in un posto che odora di vecchio e in un’anima che soffoca i pensieri. Ovunque io cerchi di volare trovo una parete trasparente contro la quale sbatto inevitabilmente la faccia. S’innalza inaspettata, tuonando la sua volontà: “Colpisci! Renditi più diafana che mai e cogli di sorpresa l’ingenuo maratoneta della vita! Impediscigli di librarsi nei suoi folli voli, a tratti pindarici. Scaglialo al suolo e fanne tappeto per chi arriverà camminando.”
A terra. Qui. Con la mente senza tregua, che m’infligge parole corrose dal sale. Con gli occhi che insistono nel volersi chiudere su di una notte passata ad ammirare il candido bianco del mio soffitto.
Era il 2001 e Gaber sanciva: “E nel silenzio delle notti, con gli occhi stanchi e l'animo gioioso, percepire che anche il sonno è vita e non riposo.” Caro Giorgio, quanto avevi ragione. Ciò che non hai calcolato… è la qualità di quel vivere notturno. In mezzo al nero che ti torce il cuore si può anche non trovar nulla al quale aggrapparsi e naufragare, così, nel tormentoso mare (o)scuro, colando a picco in dispiaceri non sopiti. Tergiversare sul bordo di un bicchiere afono ed immergere il sogno nei vapori dissestanti di un liquido ambiguo. Bruciare l’insonnia con pochi centimetri di fumo, aspettare che la tosse faccia il suo corso e ripetersi che domani si smetterà. Sbirciare il cielo e sentirsi il nulla. Parlare con il silenzio della propria casa, interrotto dal miagolio di chi ci ama ed immancabilmente capisce che qualcosa non funziona. Sedersi sul divano ed allungare con malavoglia la mano su quell’esserino soffice e rombante che, nel frattempo, ci ha raggiunti con un balzo ed un qualcosa somigliante ad un sorriso. Stare così per ore, senza trovare il coraggio di andarsi a crogiolare sotto il caldo manto del letto. Pentendosene al mattino, quando le ossa cercano di punire il loro contravventore di posizione.
Eh, già.
Tic, tac, tic, tac... È tardi. Non ho combinato niente. Come se avessi sacchi di piombo attaccati agli arti. Come se la notte che ho profanato si rivalga su di me. Su quell’essere enigmatico che l’ha intaccata nell’intimo del suo sacrale silenzio.
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...
Tic, tac, tic, tac...


“Il volo è solo un’intuizione mentale. Il tempo no.”

1 commento:

rompina ha detto...

Squarcia il buio. Puoi farlo.
Guarda il sole e respira i colori di questa primavera esplosa d'improvviso.
C'e' vita nei nostri occhi, se guardiamo con lo spirito giusto.
C'e' sempre vita, anche nella disperazione piu' nera.
Si respira, e respiro dopo respiro, la nostra pelle, le nostre pupille, il nostro battito ci fa aprire...ai suoni, percepiti da lontano, agli odori, ignorati, alle parole ascoltate e pronunciate.
C'e' vita anche nel sonno...e il tempo...bisognerebbe definirlo.
Tutto e' relativo...