mercoledì 30 aprile 2008

What I want...


- Poter godere del calore del sole;
- Annaffiare le piante di un favoloso giardino;
- Guardare una figlia negli occhi, con l’immenso amore di un padre e dirle quanto amore c’è;
- Escoriarmi le ginocchia essendo scivolato sull’erba dopo una folle corsa;
- Emozionato e tremante, contemplare negli occhi la persona amata e non aver bisogno di aggiungere parole;
- Lasciarmi andare in un pianto liberatorio, che plachi e sfoghi tutte le mie pene;
- Urlare al mondo tutto quello che sento;
- Arrabbiarmi per qualcosa andato storto;
- Potermi commuovere mentre due occhi dolcissimi scrutano dentro i miei, cercando risposte e conferme silenziose;
- Confidare la mia gioia o la mia disperazione a chiunque;
- Salutare con garbo e rispetto i vicini di casa;
- Aiutare qualcuno a portare un carico pesante;
- Contagiare le persone con un sorriso sincero, ormai quasi dimenticato;
- Sentirmi sereno, rilassato e desiderato dopo una notte d’amore;
- Partire per destinazione ignota senza aver programmato nulla;
- Sporcarmi di farina e zucchero facendo un dolce;
- Ridere fino ad avere i crampi allo stomaco;
- Accoccolarmi accanto a te ed addormentarmi sorridendo;
- Progettare migliorie in casa, pretendendo di fare tutti i lavori da solo, mettendoci magari dei mesi, ma riuscendoci;
- Sentire l’acqua gelida scolpirmi la pelle in una torrida giornata estiva;
- Sentirmi un po’ più… uomo.
- … troppe altre cose, per poterle elencare… e, forse, ora come ora, non trovo nemmeno le parole…

“Ogni giorno è quello giusto per vivere.”

lunedì 28 aprile 2008

Unwelcome dance

Mi sorprendo in una danza degli occhi, incessante e petulante, tutto fuorché sensuale, che scava un percorso a rotazione: orologio –esterno – telefono – orologio –esterno – telefono – orologio…
Stamani il tempo si è fermato. Tutto pare maledettamente immobile e codardo.
Là fuori non si muovono nemmeno le foglie. Persino il vento non osa sfiorarmi.
Il telefono è taciturno. Non s’illumina e sembra essersi quasi spento.
Sono irrequieto. Non so come mai (o, forse, sì). Come se tutto mi stesse per soffocare. Vorrei cominciare a correre e non fermarmi per giorni, in perfetto stile Forrest Gump. Non intravedrei più queste facce, diventate amare, incomprensibili e soverchiamente impudenti. Risate spurie, finte come i loro orgasmi passati. Penso. Penso e ripenso. Mi percepisco come una macchina senza freni, impossibilitato nel circoscrivere queste riflessioni che mi strozzano l’anima.
Tra un concetto e l’altro, una velata ed invisibile carezza mi rammenta una poesia di Pavese. L’imparai senza interesse parecchi anni or sono, ma rimase nel mio cuore. Devo ascoltarla, devo concepirne il significato. Perché mi è risalita nell’encefalo proprio ora, oggi? Voglio spogliarla. Farla mia. Possederne ogni lettera, penetrare ogni punteggiatura, finché da essa non sarà nato un motivo, il figlio di una meditazione conscia e sagace.

"Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest'ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi."

"Se non guardassimo un'emozione come un panorama mozzafiato, il cuore lo percepirebbe come un tradimento."

venerdì 25 aprile 2008

Love at first sight

.



Il critico Ludwig Grote parlando del Quadro con macchia rossa (Olio su tela 130 x 130 cm - 1914) di Vasilij Kandinskij, scrisse:
«Per vivere questa tela si esige l’attitudine più semplice e insieme più complessa... calarsi in queste nuvole iridate che seguono chiaramente un movimento ascendente, accompagnare queste forme vaghe dai contorni incerti, che si metamorfosano davanti i nostri occhi... Senza inizio né fine, nello sviluppo incessante di sensazioni cromatiche, come l’istantanea di un caleidoscopio, l’immagine diviene un mondo per sé, un organismo riempito di tensione e di forza, planante con beatitudine nelle sue proprie sfere»

“Organismo riempito di tensione e forza.”
Per questo adoro quel dipinto. Mi assomiglia. È come se Kandinskij avesse messo su tela una parte del mio essere, sconosciuta ai più.
Ogni volta che lo guardo mi fa ragionare. È così confuso, così caotico, come se i pensieri gli si fossero avvolti sullo spirito in un cenno di torsione inumano e sentito. Mi fa impazzire. In bene ed in male. Amo ed odio tutto ciò che mi porta a riflettere. E lo stesso faccio con le immagini che mi scavano dentro. Una specie di rapporto interpersonale tumultuoso e lunatico. A volte mi piace, provo un senso d’intrigante eccitazione quando qualcosa mi colpisce l’anima in questo modo. Altre, invece, mi sento spiazzato e finisco col lasciarmi prendere dallo sconforto. Come tutti, insomma.
Però… non lo trovate semplicemente meraviglioso?
Vorrei allungare la mano e poter toccare la pittura ormai disidratata, sentire il suono flebile del passaggio del pennello sulla tela.
Orgasmico. Davvero.

Se vuoi scoprirmi,
bussami alla porta dell’anima.
Sconvolgi il mio sogno ambiguo,
fruga nel battito più oscuro che ho.
Pittura un’emozione,
colorami la notte con il tuo sospiro.
Guardami oltre il nero che c’è,
fino a mescolarmi sangue e brivido.
Dipingi questo silenzio,
con le parole di un fremito.

“Chi non sa guardare più in là, non potrà vedere ciò che ha dinnanzi.”


giovedì 24 aprile 2008


Stavo scarabocchiando sul Computer quello che vedete sopra, accorgendomi solamente in un secondo tempo della grande importanza di quel simbolo.
È la copertina di un LP.
Correva l’ormai lontano anno 1982 (se non vado errando) ed il brano “Eye in the Sky” scalava le classifiche con il disco degli Alan Parsons Project dal titolo omonimo, famosissimo nel mondo della musica per essere stato il primo album a contenere una traccia (“Mammagamma”) interamente suonata da un Computer.
Tornando al brano portante, “Eye in the Sky”, cantato da Eric Woolfson, ha un testo praticamente sublime, che oggi sento di fare mio. Un crudo dialogo con una forza che non conosco, ma ha cambiato la mia vita. Totalmente.

Sarò magnanimo… metto anche la traduzione italiana.
.
Eye in the Sky

Don't think "Sorry" is easily said.
Don't try turning tables instead.
You've taken lots of chances before
But I ain't gonna give anymore.
Don't ask me,
That's how it goes
Cause part of me knows what you're thinking.

Don't say words you're gonna regret.
Don't let the fire rush to your head.
I've heard the accusation before
And I ain't gonna take any more.
Believe me,
The sun in your eyes
Made some of the lies worth believing.

I am the eye in the sky
Looking at you.
I can read your mind.
I am the maker of rules
Dealing with fools.
I can cheat you blind
And I don't need to see any more
To know that
I can read your mind (looking at you),
I can read your mind (looking at you).

Don't leave false illusions behind.
Don't cry cause I ain't chnaging my mind.
So find another fool like before
Cause I ain't gonna live anymore believing
Some of the lies while all of the signs are deceiving.
I am the eye in the sky...

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Occhio nel Cielo

Non pensare che "Mi dispiace" sia detto facilmente.
Piuttosto, non provare a capovolgere la situazione.
Hai avuto molte occasioni precedentemente
ma non ho intenzione di concedertene altre.
Non chiedermi
la ragione di questa situazione
perché una parte di me sa cosa stai pensando.

Non dire parole di cui poi ti pentirai.
Non permettere all'ira di accecarti.
Prima ho sentito l'incriminazione
e non ho intenzione di averne altre.
Credimi,
il sole nei tuoi occhi
ha reso credibili alcune menzogne.

Sono l’occhio nel cielo
che ti sta guardando.
Posso leggere la tua mente.
Sono colui che impone le regole
affrontando persone sprovvedute.
Posso persuaderti facilmente
e non ho bisogno di indagare oltre
per sapere che
posso leggere la tua mente (mentre ti guardo),
posso leggere la tua mente (mentre ti guardo).

Non dimenticare le false illusioni.
Non piangere, perché non muterò opinione.
Allora, trova un altro stupido come prima
perché non vivrò più credendo
ad alcune menzogne mentre tutti i fatti mi stanno deludendo.
Sono l'occhio nel cielo...


"Non sarà una canzone a cambiarti la vita, ma la convinzione di averla carpita."

mercoledì 23 aprile 2008

I lost the key

Vorrei poter volare davvero. Librarmi nel cielo di questa giornata ventosa e coccolarmi ai raggi di un sole sincero. Sentire l’aria che mi solletica lo spirito, gustare un verde incomparabile.
Via da qui, discosto, per un attimo, da un materialismo sterile e bieco. Lassù: dove il silenzio fa da padrone, dove la pace sembra non essersi mai congedata.
Ho bisogno di vita. Di farmi tremare l’anima. Già… sempre lei. Se non ci fosse non avvertirei nessun desiderio di saggiare emozioni. Siccome, però, è la parte più importante di me, non la posso abrogare, né aspiro a farlo. È altresì corretto affermare che si tratta della fonte del mio smarrimento. Mitigare gli impulsi che mi dà è praticamente impossibile. A volte vorrei poterlo fare. Per non soffrire, per non essere la causa di un eventuale altrui malessere. Poi rifletto e capisco che un uomo non può essere tale senza le proprie emozioni.
Mi piacerebbe poterti regalare un sorriso. Uno solo, ma che venga direttamente dal cuore. Uno di quei sorrisi che non ha paragoni, che si diletta ad imitare un astro, ma in realtà risplende molto di più. Non ne sono capace. Mi sento impotente e dannatamente ammanettato. Lo sento come un fallimento. Un altro. Laggiù, in quegli scatoloni, ce ne sono a decine. Forse centinaia. Non li ho mai contati per non spaventarmi, probabilmente per non dover pensare. Nascondermi da me stesso è una soluzione temporanea che adotto per non affogare. Ma ho voglia di riemergere e riprendere a nuotare…


“Un uomo deve saper innaffiare il fiore del silenzio, per poi farlo sbocciare nel più raggiante degli sguardi.”

martedì 22 aprile 2008

Sleep of soul

Oggi mi sento svuotato. Mesto. Un po’ avvilito, credo.
Non dovrei, ma, forse, il clima convulso degli ultimi tempi mi sta graffiando l’anima.
È come se avessi pedalato per 200 km, arrivando con letizia al traguardo di una delle tappe previste, lamentandomi, qualche giorno dopo, per dolori ai muscoli.
Credo che il raggiungimento di un obiettivo o la liberazione di sé stessi comportino inoppugnabilmente: un periodo di gestazione, ove si riflette assiduamente; un altro di concretizzazione, ove i pensieri prendono forma ed è necessario rimanere lucidi, imperturbabili e quieti; ed uno di espiazione, ove tutta l’angustia accumulata possa finalmente evacuare. Ciò procura sempre un marasma esasperante al quale sottostare. In questo momento ci sono in mezzo.
Ho attimi di implosione che sembrano durare un’eternità. Altri che vorrei non finissero mai, ma danno l’impressione di eclissarsi senza ch’io abbia il tempo per catturarli.
In alcuni momenti colgo un gran desiderio di piangere; in altri il cuore sembra uscirmi, invasato, dal petto; in altri ancora mi sento al settimo cielo e vorrei non scendere mai. Si chiama crisi. O, almeno, credo. Non so nemmeno dargli una definizione.
Forse sono solo stanco. Ho un gran bisogno di riposare. Mi piacerebbe chiudere a chiave la porta, mettermi a dormire senza che nessuno (o quasi) possa intersecarsi con i miei sogni.
Non posso. La vita non si allontana. Ci si deve tuffare, bella o brutta che sia. Ed io non desidero considerarmi un vigliacco. Probabilmente lo sono già stato, ma ora è tempo di lasciarmi alle spalle gli sbagli.


“C’è un mondo, là fuori, che non ci sa guardare. Non possiamo lamentarci: proviamo a metterci sulla sua angolazione.”

lunedì 21 aprile 2008

They are the eyes of the people...

... a darmi il brivido per andare avanti, il desiderio di spiccare un incessante volo, la forza per non mollare la presa, l’emozione che mi spinge a scegliere la vita.
È un’ambizione esclusiva e portentosa, svegliarsi al mattino e potersi guardare attorno.
La verità è che sono solo un uomo. Uno come tanti. Con tutti i suoi umili pregi, ma anche gli innumerevoli, caratteristici difetti che ci contraddistinguono da una specie pressoché perfetta: la donna.
A volte l’uomo si trastulla in situazioni oltremodo inutili ed inconsistenti. Ambisce ad una conquista poco eterea, che gli dia quel classico “minuto di violenza” (de)cantato da Masini nel 1995.
Starai pensando che la perfezione non esiste, che la quintessenza ed il non plus ultra sono solamente una fulminea pubblicità per vendere il cuore con tutti i suoi sentimenti. No, amico. Stai sbagliando.
Ed io ho fallito con te. Il tempo, però, mi ha istruito, maturato e sottratto a convinzioni ciniche e maschiliste.
Ora ti svelo un segreto: la perfezione non è affatto “fare tutto giusto”, “essere bellissimi”, “non cadere in errore”, “non arrabbiarsi”, “essere sempre d’accordo”, “avere sempre la forza di affrontare le situazioni”, “essere tolleranti” e via dicendo. Essa è il suo rigoroso ed ineccepibile contrario: l’imperfezione.
Troveresti più attraente una donna che: non provi mai gelosia; non pianga; non ti chieda dove vai; sappia sempre cosa deve fare; ti dica sempre di sì; abbia un corpo senza alcun difetto (e, dunque, caratteristica personale); … ?
Se hai risposto “sì” a tutte le domande, sei com’ero io molto tempo fa. E, senza dubbio, in te sopravvive una tristezza che si placa solamente sfogando i tuoi istinti. Quando ti ritrovi solo, però, sai benissimo di non poter vivere perennemente così. Sei conscio del fatto di non essere davvero felice e di dover cambiare, prima o poi. Chiaramente, ogni momento non ti sembrerà quello adatto. Noi uomini siamo abili nel ripeterci la frase “domani lo faccio”. Un giorno, tuttavia, quel “domani” giungerà e ci troveremo in compagnia di un rimorso che, per anni a venire, ripeterà: “perché non l’ho fatto prima?”.
Beh, non voglio sciorinare consigli nel mio primo post. Almeno, non troppi.

Perché un Blog?
Perché anche un uomo ha dei segreti; anche un uomo ha un animo che non può (o non vuole) esternare; anche un uomo può avere la propria sensibilità ferita od alterata; anche ad un uomo può capitare di essere sull’orlo di un precipizio e non trovare né funi, né mani alle quali aggrapparsi; anche un uomo soffre, ama, si commuove, si emoziona e cammina ad un palmo dal suolo. A volte, però, ci sbatte la faccia.


"Ci sono cose che non vediamo, ma, un giorno, ci sfiorano l'anima e non possiamo girarci dall'altra parte e continuare a camminare verso l'indifferenza."